
Davide Cupola è autore capace di intrecciare nelle sue opere una tensione poetica che esplora l’alienazione, la fragilità umana e le contraddizioni del nostro tempo.
Nella sua espressione artistica si evince una cifra stilistica che mescola realismo evocativo, astrazione e simbolismo, in un linguaggio visivo in grado di comunicare non solo emozioni, ma anche interrogativi esistenziali e sociali.
Il linguaggio e la poetica di Davide Cupola
Il linguaggio di Davide Cupola si colloca a metà strada tra l’introspezione lirica e la denuncia visiva, tanto che le sue figure umane, spesso isolate o in posture emblematiche, sembrano sospese in un paesaggio mentale più che fisico.
Le atmosfere che emergono sono una condizione di sospensione temporale e spaziale, quasi a voler esprimere la perdita di riferimenti tipica dell’era contemporanea, per veicolare le sensazioni di smarrimento e di solitudine generate dalle contraddizioni del nostro tempo.
Cupola utilizza una tavolozza cromatica che alterna toni neutri a esplosioni di colori vividi, enfatizzando il contrasto tra quotidianità e intensità emotiva, un uso del colore che diventa uno strumento narrativo: i grigi, i bianchi e i beige, che dominano molte delle sue opere, sembrano evocare il vuoto o l’apatia, mentre i rossi, i blu e gli elementi grafici più brillanti richiamano momenti di intensità, di rottura o di ribellione.
La semiotica delle immagini di Davide Cupola
Cupola riesce a rendere ogni elemento visivo un segno, un simbolo.
La figura umana non è mai semplicemente rappresentativa, ma incarna stati d’animo universali: l’abbandono, il viaggio interiore, la disperazione, la lotta per il riscatto.
Questi segni si combinano in narrazioni che soggiacciono a quanto è ambito del senso visivo e lasciano spazio all’interpretazione dello spettatore, rendendo ogni opera un dialogo aperto e un’esperienza filosofica e sensoriale.
Particolarmente incisivo è l’uso della simbologia nei dettagli: le mani, i gesti, persino gli oggetti e i frammenti di testo che talvolta appaiono nell’immagine sembrano caricati di un significato che va oltre il loro valore oggettivo e fanno parte della grammatica dell’artista.
Una mano che copre un volto, una figura che si allontana, o un “POP!” che esplode in un contesto apparentemente silenzioso suggeriscono l’inesprimibile, il conflitto interiore o il rumore della società che irrompe nel silenzio individuale.
Un altro elemento distintivo dell’opera di Cupola è la capacità di fondere figurazione e astrazione.
Mentre le figure umane e alcuni dettagli sono resi con grande precisione e attenzione ai particolari, lo sfondo spesso si dissolve in cromie eteree o in composizioni astratte.
Questo contrasto crea un dialogo tra presenza e assenza, tra ciò che è definito e ciò che sfugge, riflettendo la complessità dell’esperienza umana.
Un’arte che parla all’individuo e al collettivo
La poetica di Davide Cupola si muove su due livelli: quello personale e quello collettivo.
A livello personale, le sue opere sembrano interrogare il senso dell’esistenza, il rapporto tra l’individuo e i propri demoni interiori, fatti di paura, vicissitudini, tormenti, tribolazioni, ma anche speranze e ambizioni.
A livello collettivo, però, emerge anche una riflessione più ampia sulla condizione dell’uomo nella società contemporanea, dove il senso di isolamento si intreccia con l’urgenza di esprimersi, di rompere il silenzio, un’esigenza che Davide Cupola sente esplodere in sé, fino ad avere la necessità di raccontare ciò che ha dentro attraverso la sua sintassi cromatica.


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