
MARALBA FOCONE
L’artista dell’inconscio e delle anime.

CHI É MARALBA FOCONE?
Classe 1946, Maralba Focone è professoressa di storia dell’arte.
Il suo approccio al disegno è avvenuto ancor prima di camminare.
I suoi studi e gli approfondimenti nel campo dell’arte l’hanno portata a Torino, Roma e Bruxelles.
Un’artista che si caratterizza per un linguaggio peculiare, che richiama il periodo blu di Picasso e alcune scelte stilistiche di Modigliani, ma tutto con un piglio originale e personalissimo.
Da sempre interessata ai meandri dell’animo umano e delle tribolazioni dei più deboli, nelle sue opere sembra denunciare l’emarginazione di chi non è vincente, in una società sempre più schiava del successo a ogni costo.
L’artista utilizza prevalentemente oli e chine, ma anche gessetti e matite; predilige spatola e pennello piatto e i suoi soggetti spaziano dai borghi ai volti di persone colte in un momento di riflessione, tribolazione, persino tormento, con composizioni cromatiche volte a sottolineare gli stati d’animo e non lo strato apicale di quanto osservato dagli occhi.
COS’È ATTRAZIONE ASTRALE?
È il viaggio di Floriana in astrale, in un’altra dimensione, dove non esistono il tempo e lo spazio, dove non esiste la vita come la conosciamo e nemmeno la morte.
Floriana è una bambina diventata grande. Una donna che ha aperto la mente, riuscendo a cogliere oltre il velo della superficie.
“Attrazione Astrale” non è una semplice mostra, ma un viaggio filosofico e sociologico alla ricerca dell’essenza e del significato dell’umanità.
Un viaggio che, per ora, è a Cremona, da dove è partito, ma, prossimamente, raggiungerà altri lidi…
BREVE CRITICA ALL’ARTE DI MARALBA FOCONE BY PASQUALE DI MATTEO
“L’universo pittorico di Maralba Focone è una profonda e coraggiosa indagine sulla fragilità umana.
La sua non è una rappresentazione della malinconia, non solo quello, ma si tratta di una vera e propria fenomenologia del sentire, un diario cromatico dell’anima esposto con pudore e, al contempo, con una disarmante onestà.
La sua visione artistica trascende il dato reale per approdare a una dimensione interiore e parallela al tempo stesso, un viaggio in astrale di cui Floriana diventa il suo “avatar” in un mondo virtuale, una bambina che diventata donna che racchiude in sé tutti i sogni, i desideri, le speranze e le percezioni della stessa Maralba.
Floriana viaggia da sempre in dimensioni dove i paesaggi urbani, deserti e quasi metafisici, e i corpi, esili e incurvati, diventano specchio l’uno dell’altro.
Le architetture, erose e silenti, non sono scenografie, ma proiezioni esistenziali, teatri della memoria dove l’unica presenza è quella di un’eco, di un’assenza che pesa quanto una figura.
Lo stile di Focone è inconfondibile, persino iconico, elemento indispensabile che accomuna tutti i migliori artisti.
Le sue figure, allungate e quasi smaterializzate in una sintesi che ricorda la lezione di alcuni maestri del Novecento, ma che se ne distacca per una tenerezza tutta personale, sono archetipi di un’umanità raccolta, colta nell’istante di una quieta disperazione, di una stanchezza ancestrale o di un abbraccio che è rifugio dal mondo.
La sua tavolozza è un lessico preciso di stati d’animo, con i bianchi gessosi, gli azzurri esangui, i lilla, i rosa polverosi e le ocre terrose che non descrivono, ma evocano, parlano, pretendono attenzione, ma con fare elegante.
Sono colori sussurrati, spesso applicati a spatola e pennello piatto con densità materica, quasi a voler dare corpo e superficie all’emozione stessa, trasformando la pittura in un’epidermide del sentimento, delle emozioni, delle percezioni provate dall’artista.
Ogni opera è un frammento di un discorso più ampio sulla solitudine come condizione ineludibile dell’essere, con particolare riferimento a chi soffre, ai più deboli, alle anime emarginate.
Eppure, non vi è nichilismo nel suo sguardo, ma una lucida e compassionevole constatazione.
Maralba Focone riesce a trasmutare la materia pittorica in un trionfo dell’essenza: la pesantezza di una mano che sorregge il volto, l’abbandono di un corpo sdraiato, l’abbraccio di un genitore al figlio, diventano significanti universali di una vulnerabilità che ci accomuna.
La filosofia che sottende la sua produzione è un’accettazione profonda della complessità emotiva che la sua arte non urla e non giudica, ma la testimonia in maniera silenziosa, ma potentissima, un atto di osservazione che si fa passione e poi forma, rivelando come nel cuore della fragilità risieda una forma di straordinaria resistenza.
Maralba Focone non dipinge ciò che vede, ma traccia sulle tele quelle che si possono definire impronte dell’anima dei soggetti raffigurati, siano figure o borghi.
Non dipinge quanto è ambito del senso visivo, ma l’invisibile trama che ci costituisce.”
Pasquale Di Matteo
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ALCUNE OPERE DI MARALBA FOCONE



VIDEO DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA ATTRAZIONE ASTRALE
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DAL VERNISSAGE




















LE FOTO CON LA FIRMA SONO DI COSETTA FROSI, CHE RINGRAZIAMO SENTITAMENTE.
I MUSICISTI DEL VERNISSAGE

PAOLA TEZZON
Insegnante di violino e propedeutica violinistica
Insegna violino dal 1990. È stata docente di violino e di quartetto presso la Scuola comunale di Villa Guardia (Co) e la Scuola Civica di Lecco. Diversi suoi alunni si sono diplomati, altri ancora hanno proseguito nella carriera di musicisti in ambito classico e jazz.
Ha studiato didattica violinistica con Anna Modesti presso il Conservatorio di Lugano e si è perfezionata sotto la guida di Yulia Berijnskaja e Marco Rizzi. Ha collaborato con Paolo Botti, Emanuele Parrini, Carmelo Patti, Stefano Zeni, Tim Klipuis.

GIOVANNI GUERRETTI
Pianista e tastierista.
Si è laureato in Filologia Musicale presso la Facoltà’ di Musicologia di Cremona, dopo essersi diplomato con lode in piano Jazz al C.P.M. di Milano sotto la guida di Franco D’Andrea .
Si è esibito in tour e concerti con Cesare Cremonini, Francesco Guccini, Malika Ayane, Pacifico, Mietta, Franco Simone,Jenny B.
Ha registrato in studio e live con Mario Biondi e Cesare Cremonini.
LE OPERE

L’arte di Maralba Focone è una profonda indagine fenomenologica sulla condizione umana, un perpetuo flusso di domande sull’esistenza.
La sua visione artistica non si limita a interpretare la realtà, ma la scava, la purifica da ogni dettaglio superfluo per rivelarne il nucleo emotivo universale, come si evince da questa toccante opera.
In questa figura assorta, quasi un archetipo della memoria e della stanchezza esistenziale, lo stile dell’artista comunica con una potenza disarmante.
La scelta di una tavolozza rigorosamente monocromatica, giocata sui toni del malva e del grigio, estrae il soggetto dal tempo e dallo spazio, proiettandolo in una dimensione interiore e atemporale, dove la materia pittorica diventa parte del messaggio. Infatti, proprio il colore conferisce un peso tangibile all’intangibilità di un’emozione, alla fragilità.
Maralba Focone trasforma così la pittura in un atto filosofico, dove l’osservazione lucida della vita si fonde con una compassione profonda, rivelando quanto l’artista sia attenta agli umili, a chi soffre, a chi vive tribolazioni, osservandoli come uno specchio, alla ricerca dei suoi occhi e delle sue vicissitudini.

L’Abbraccio di Maralba Focone è un’indagine profonda nel gesto più affettuoso che esista, nell’espressione più umana e totalizzante.
Un’indagine condotta con una radicale economia di mezzi che ne amplifica la potenza espressiva. L’artista rinuncia deliberatamente alla tavolozza per immergere la scena in un’unica, pulsante tonalità carnea, quasi amniotica.
Una monocromia che non è di certo assenza di colore, ma la sua sublimazione: è il colore stesso del sentimento, un calore che dissolve i contorni e fonde le figure in un’unica, inscindibile entità. La pennellata, fluida e costruttiva, non si modella attraverso il disegno, ma tramite lievi scarti tonali, facendo emergere i corpi dalla stessa materia cromatica, come un ricordo che affiora alla coscienza.
L’unico elemento di oggettualità, la sedia appena schizzata con tratti essenziali, funge da contrappunto dialettico. È l’ancora che lega questa visione eterea a una dimensione terrena, quotidiana, esaltandone per contrasto la profonda trascendenza.
Focone non dipinge un’immagine, ma la temperatura di un legame in cui ciascuno di noi può ritrovare se stesso e la sua peculiare situazione esistenziale.
In questa sintesi mirabile tra osservazione lucida e abbandono emotivo, Maralba Focone trasforma la tela in un campo semiotico dove la materia si fa veicolo puro dell’essenza, con un messaggio dalla prepotenza deflagrante: l’amore come rifugio ultimo e genesi di ogni forma.
Un’opera il cui valore in chiave investimento è elevato, poiché si tratta di un lavoro che è stato esposto in contesti prestigiosi, comprese le Biblioteche Civiche di Torino e il Campidoglio a Roma.
Inoltre, Maralba Focone è un’artista con oltre quant’anni di carriera alle spalle, sia pittorica ed espositiva sia di insegnamento della Storia dell’Arte, tra Roma, Firenze, Torino e Bruxelles.

Quest’opera di Maralba Focone non è un ritratto, ma una cruda manifestazione dell’anima.
L’artista trascende la rappresentazione mimetica, non le interessa rendere su tela quanto osserva con gli occhi, bensì è impegnata ad approdare a una fenomenologia del dolore, scarnificando la figura umana fino a rivelarne la sua essenza più vulnerabile in quel determinato frangente.
La cifra stilistica è inconfondibile, determinata da una dialettica cromatica potente, dove il corpo, trasfigurato in toni di blu e bianco, sembra quasi dissolversi nel tumulto di un fondo rosa, materia pittorica quasi febbrile che simboleggia il caos esterno e la tempesta interiore.
Il colore non abbellisce, ma testimonia. La materia pittorica diventa metafora di un’interiorità esposta senza filtri, trasformando la tela in un campo di tensione esistenziale. Maralba Focone ci pone di fronte a una verità scomoda e ci mostra la fragilità della condizione umana, colta in un istante di lucida e silenziosa implosione, nella tribolazione in cui tutti possiamo specchiarci.

Attraverso una densa tassellatura cromatica, quasi una scultura a bassorilievo di pigmento, quest’opera di Maralba Focone edifica un paesaggio che è un’architettura dell’anima.
Lo stile, erede di una sensibilità post-impressionista riletta in chiave esistenziale, scompone la visione in una griglia di tocchi materici che negano la prospettiva tradizionale per affermare una profondità puramente emotiva, costringendo l’osservatore a sbattere contro un muro.
I rosa, i gialli e gli ocra non sono mimesi della luce, ma materia sentimentale.
Le forme, ridotte a una geometria primordiale, diventano contenitori di memoria, silenziosa ambientazione per quell’unica figura che abita la tela, archetipo del viandante nell’esistenza, in una chiara metafora della solitudine.
L’osservazione lucida del mondo si trasfigura in una meditazione sulla solitudine e sulla pesantezza dell’esistenza, trasformando la tela in uno spazio metafisico dove il tempo appare sospeso e sorgono domande e riflessioni profonde sul vivere.

Maralba Focone rappresenta l’Io attraverso quest’opera per cui il corpo non è più rappresentazione, ma sintomo. Il suo approccio alla realtà è una forma di psico-realismo, che disarticola la grammatica della figura per svelarne il non detto, quanto è celato da membra, fattezze, abiti.
In quest’opera, il gesto di abbracciare le ginocchia si trasforma in una gabbia fantasmagorica di sé: le mani, moltiplicate in un atto che è insieme protettivo e costrittivo, traducono visivamente il paradosso dell’ansia che tenta di contenersi, finendo per soffocare.
La sua è una semiotica del dolore. La tavolozza, ridotta a toni cinerei e terre spente, è squarciata soltanto dal biondo dei capelli, ultimo baluardo di un’identità assediata dall’informalità.
Maralba Focone non dipinge una figura, ma materializza uno stato dell’anima.
Trasforma il colore in un’indagine psicologica, dimostrando una notevole capacità di osservazione della fragilità umana.

“Quest’opera di Maralba Focone è un’indagine archeologica dell’anima. L’artista scava, assorbe sensazioni, vicissitudini, tribolazioni del soggetto immortalato sulla tela. Non si limita a ritrarre un volto, ma scava la pelle portando alla luce le stratificazioni emotive che definiscono l’essenza silente dell’individuo.
La sua visione trascende la mimesi per approdare a una forma di espressionismo esistenziale, dove la figura umana diviene icona di una condizione interiore universale, in quella che diventa una sintesi formale, con echi modiglianeschi nell’allungamento dei tratti, ma con una crudezza quasi primordiale.
Gli occhi, geometrie dolenti e quasi architettoniche, non sono finestre sull’anima, ma soglie sigillate su un mondo inaccessibile, contenitori di un’emotività trattenuta e profonda.
La cromia, giocata su diafani azzurri, bianchi gessosi e improvvisi inserti di gialli acidi, orchestra una partitura visiva di malinconia e lucida consapevolezza. Così Focone riesce a stimolare i neuroni specchio di chi osserva, per generare empatia.
Maralba Focone trasforma così la materia pittorica in un sismografo della psiche, registrando le scosse silenziose dell’esistenza con una potenza espressiva che è fragile e monumentale al tempo stesso.”
ARTICOLO PER IL MERCATO GIAPPONESE
《星界への誘い――マラルバ・フォコーネが囁く人間性》
クレモナは、単に世界最高峰の弦楽器制作の都ではない。ストラディヴァリが木に魂を宿し、音が形を得た街であるだけでもない。世界随一のヴァイオリン博物館を擁する都市、それだけでもない。
数週間のあいだ、この街はまるで別次元への入口となっていた。形が溶け、魂の響きが姿を現す場所へとつながる、ひそやかな門──。
その名こそ、「アトラツィオーネ・アストラーレ(Attrazione Astrale)」。
マラルバ・フォコーネの個展であり、ストラディヴァリ広場に面したガベッティ・アルテで開催された。来場者の多さと市民からの熱い要望により、会期は当初より2週間延長され、11月14日までの開催となった。
オープニングの日、そこにあったのはよくあるヴェルニサージュではない。
はじめにクレモナのヴァイオリン博物館で、アウレリア・マコヴェイがストラディヴァリ作「ヴェスヴィオ」を奏で、聴衆を魅了した華麗なコンサートがあった。
その後、クレモナのバシリカを巡り、最終的にガベッティでのヴェルニサージュへ。そこでは絵画だけでなく、パオラ・テッツォンのヴァイオリンとジョヴァンニ・グエレッティのピアノが織りなす音楽が、深い感情の扉を開いた。
この音楽的瞬間は、フォコーネの世界に入るための鍵であった。
彼女の絵画は視覚に留まらず、魂の言語へと感覚を浸す「共感覚的体験」を見る者に求めるからだ。
表層のヴェールを越えて――フロリアナの旅
正式なタイトル「Attrazione astrale. Il viaggio di Floriana, oltre il velo della superficie(星界への引力――フロリアナの旅、表層のヴェールを越えて)」は、単なる飾りではない。
それは、現代への洞察であり、2026年へと続く巡回プロジェクトの宣言である。
フロリアナという存在は、作家の分身であると同時に普遍的な archetype(元型)でもある。
なぜなら、フロリアナとは、私たち自身にほかならないからだ。「見ること」をやめ、「視ること」を始めた瞬間の、私たちそのもの──。両者は似ているようで、まったく異なる。
実際、フォコーネの作品はこの旅そのものだ。
淡く、溶け合い、記憶から夢へと滑り込む映画のような連続性。
来場者の一人が「第七芸術(映画)を思わせる」と評したのも鋭い指摘である。
作家は、ナイフと平筆を用いて絵肌を削ぎ落とし、本質だけを残すという“引き算”で描く。
細部の力で迫るのではなく、情感の幻影として画面から浮かび上がる。
それは現実を描く絵画ではない。内なる世界、“星界”と呼ぶべき次元を喚起する絵画なのだ。
色と形が紡ぐ感情の文法
展示作品群を眺めると、感情を可視化する緻密な「視覚の文法」が浮かび上がる。
色彩は二つの感情的極を行き来する。
内省・精神性・無意識、そしてピカソの青の時代を思わせる一抹の憂愁を宿す紫・藤色・青。
対して、肉体性や温もりある人間の営みを語る橙やアースカラー。どれも“存在しない場所”でありながら、確かな体温を感じさせる色。
人間像は物語の中心だ。
多くは後ろ姿で描かれ、個性をそぎ落とされているが、それゆえに普遍性が宿る。
特定の顔は見えない。だが年齢、姿勢、痛み、優しさ、祈り、孤独……その情念だけははっきりと伝わってくる。
モディリアーニを思わせる長い首や、感情を読ませない瞳、時に鉤爪のように変容した手は、決して装飾ではない。
それは、人とつながりたい、つなぎ留めたいという切実な欲求の象徴である。孤立へと向かう現代に対する、静かな抗いでもある。
国際美術評論家パスクアーレ・ディ・マッテオが述べたように、フォコーネの作品には
「分析力、感受性、そして教養が求められる」。
なぜなら、それは美しさを超え、“忘れられがちな人間性”そのものを問いかけるからだ。
魂への投資、そして経済的価値としての投資
文化・経済の両面から分析すると、「なぜフォコーネに投資すべきか?」という問いには二重の答えがある。
まず第一は、魂への投資である。
フォコーネの作品は、単なる装飾品ではない。
時代の真正な物語の欠片であり、長く共鳴し続ける精神の避難所だ。
第二は、純粋に経済的な側面である。
アート市場は一貫した作風、確立した言語、そして歴史性を評価する。
40年以上のキャリア、主要カタログへの掲載、瞬時に識別可能な独自の語法──フォコーネは、もはや“賭け”の対象ではなく、既に確立された価値と言える。
実際、賢明なコレクターは流行の模倣者ではなく、言語を創る者を選ぶ。
フォコーネは、それを成し遂げた。
かつて安全と信じられた投資が崩れた例──たとえば20年前のアルゼンチン国債──を思い起こすなら、歴史を持つ作家の作品は最も堅実な資産である。
価値が下がらないだけでなく、むしろ着実な上昇が見込まれる。
クレモナに刻まれた遺産
ダニエラ・ベッローニとパスクアーレ・ディ・マッテオの細やかなキュレーションにより、「Attrazione Astrale」は単なる展覧会ではなく、文化的交流の場として息づいた。
絵画と音楽、人と人とが響き合い、痛みを抱えつつも気高く、脆くありながらも粘り強い“人間”を照らし出した。
マラルバ・フォコーネは教えてくれる。
もっとも重要な旅は、遠い星々ではなく、自らの内なる宇宙へ向かう旅だと。
彼女のキャンバスはその地図であり、表層の向こう側にある“人間であることの奇跡”を見つめ直すための招待状である。
そしてそのメッセージは、今こそ何よりも貴重だ。